In 22.000 per Open Factory. Boom di visite per scoprire le fabbriche del Made in Italy

Un vero e proprio assalto alle aziende ha caratterizzato questo pomeriggio domenicale in ben sei regioni italiane. L’occasione è stata la quinta edizione di Open Factory, l’opening di turismo industriale e manifatturiero nel corso del quale oltre 50 aziende tra le più innovative e rappresentative del proprio territorio hanno aperto – in contemporanea – le porte ai visitatori, dalla Lombardia al Friuli Venezia Giulia, dall’Umbria alla Toscana, dal Veneto all’Emilia Romagna. Nonostante le stime più ottimistiche facessero riferimento a un numero di presenze vicino ai 20.000 visitatori, negli ultimi giorni si è verificato un boom di iscrizioni che ha portato a 22.000 il numero di persone che hanno dedicato la domenica pomeriggio alla scoperta della manifattura Made in Italy.

Dalle 14 si sono accesi i riflettori sulle Open Factory, in alcune delle quali ci si è avvicinati al migliaio di visitatori, come alla Lago di Villa del Conte (Padova), dove sono stati organizzati ben 12 turni di visita; sono stati oltre 600 i visitatori nella sede di Rovellasca (Como) della Gabel, 500 alla Davines di Roncopascolo (Parma), alla LimaCorporate di Villanova di San Daniele del Friuli (Udine), alla Baxi di Bassano del Grappa (Vicenza) e a Lapalma di Cadoneghe (Padova). In alcune aziende già da settimane si era registrato il tutto esaurito, con centinaia di persone in lista d’attesa: è il caso di Perugina, dove il gusto è stato protagonista, ma anche delle sedi aeroportuali di Venezia, Verona, Treviso e Bergamo, di Ratti in Brianza e di Unox nel padovano.

In centinaia hanno visitato ABS – Acciaierie Bertoli Safau a Pozzuolo del Friuli (Udine) o aziende metalmeccaniche come Bruschi di Abbiategrasso (Milano), il design automobilistico di Imperiale Group di Mirandola (Modena) e gli accessori moda di LEM Industries, le tecnologie per l’industria farmaceutica di FPS di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza) e quelle per il packaging di Galdi, nel trevigiano, e di Cartotecnica Postumia, nel padovano, ma anche aziende manifatturiere come la Draxton di Rovigo e la Baxter di Lurago d’Erba (Como) o Medio Chiampo, che ha accompagnato i visitatori in un viaggio alla scoperta del mondo del servizio idrico.

In centinaia anche negli impianti che tre colossi dell’energia hanno aperto in occasione di Open Factory: il Gruppo A2A ha aperto al pubblico in via del tutto eccezionale la Centrale Termoelettrica di Monfalcone (Gorizia), Eni ha reso visitabile la bioraffineria di Venezia, primo esempio al mondo di conversione di una raffineria in bioraffineria che produce biocarburanti sostenibili, mentre a Sergnano, in provincia di Cremona, è stato protagonista l’impianto di compressione Snam.

A Resana (Treviso) AntraxIT ha fatto scoprire ai visitatori il “design del calore”, mentre a Monticello Conte Otto (Vicenza) Barausse ha mostrato soluzioni d’arredo che combinano design, tecnologia e sostenibilità in provincia di Como ha aperto le sue porte Baxter, unica nel panorama della produzione d’arredo in pelle, mentre a Firenze Orsero ha portato i visitatori nel mondo della frutta esotica; a Monfalcone (Gorizia) ci si è potuti addentrare nel mondo degli archi da Bogaro & Clemente, ma anche in quello del pane e dolci senza glutine da Gaia (con workshop conclusivo dedicato al tiramisù) e in quello dei sistemi di fissaggio da SBE Varvit, protagoniste assieme ad A2A della sezione speciale promossa dal Consorzio per lo sviluppo economico del Monfalconese, mentre in provincia di Piacenza da Saib si è potuto “toccare con mano” cosa vuol dire economia circolare.

In Veneto, protagoniste sono state Tecnoeka di Padova, Irsap di Arquà Polesine e il Colorificio San Marco a Marcon, ma anche realtà come Criocabin (Praglia di Teolo, Padova), icona nel mercato della refrigerazione commerciale, la veronese Fomet, produttrice di fertilizzanti organici e organo-minerali e le vicentine Officine di Cartigliano, vera eccellenza mondiale per il settore dell’essiccaggio delle pelli, e Zordan, che realizza l’arredamento dei negozi dei più noti brand internazionali.

Non sono mancate anche quest’anno le aziende di servizio, come Considi (Grisignano di Zocco, Vicenza), che ha dedicato il pomeriggio di Open Factory all’intelligenza artificiale e al suo impatto nello sviluppo del nostro sistema imprenditoriale, InovaLab, spin off del Laboratorio di Elettrotermia dell’Università di Padova, o Studio Bonini di Vicenza, che, in tandem con la padovana +Watt, ha realizzato un ciclo di visite guidate nel mondo dell’integrazione alimentare per sportivi e per la vita quotidiana con focus su ricerca scientifica, innovazione e trasferimento tecnologico.

Tra le sezioni speciali di quest’anno, Carnia Industrial Park ha coinvolto il pubblico in un itinerario alla scoperta di tre aziende insediate ad Amaro (Udine): AMB, leader nei film plastici multistrato, che ha aperto anche lo stabilimento di San Daniele del Friuli, Eurotech, eccellenza italiana nel settore della sensoristica e dell’internet of things, e Helica, che ha mostrato le proprie tecnologie avanzate per il telerilevamento aereo.

Un notevole pubblico – facendo registrare nella stragrande maggioranza di questi casi il tutto esaurito – ha assistito ai dibattiti in programma, come il talk “Il futuro dell’impresa, tra territorio e sviluppo” con Antonio Calabrò, presidente Museimpresa, e Annalisa Magone, amministratore delegato Torinonordovest, nella sede di Carraro, l’incontro con l’autore Stefano da Empoli per la presentazione del suo libro Intelligenza artificiale, ultima chiamata da Considi, la tavola rotonda sulla responsabilità sociale d’impresa con Romina Noris, Elisa Gritti, Marco Bettiol, Eleonora Di Maria e Matteo Lavezzo, con la moderazione di Luca Fabrello, da Project Officina Creativa, e lo speech dell’alpinista piemontese Carlalberto Cimenti sul rispetto per l’ambiente e la montagna che si è tenuto da Lago. Sempre da Carraro, grande partecipazione per “Fabbrica”, spettacolo site specific a cura dell’attore, regista, scrittore e drammaturgo Ascanio Celestini. La visita di Panguaneta, invece, si è associata a una serie di iniziative artistiche, culturali e gastronomiche organizzate dalla città di Sabbioneta, gioiello rinascimentale del territorio e patrimonio dell’UNESCO.

Come sempre, anche quest’anno sono stati particolarmente apprezzate le attività interattive, come i laboratori per i più piccoli organizzati da Lago e da Panguaneta, quelli alla scoperta della moda da Project Officina Creativa e la “Cooking Academy” organizzata da Unox.

“Siamo molto soddisfatti del grande passo in avanti che abbiamo compiuto con questa seconda edizione nazionale – ha dichiarato il curatore di Open Factory Antonio Maconi – soprattutto perché, in un momento nel quale il nostro Paese vive un momento di forte incertezza, significa che le nostre imprese hanno dato una prova di orgoglio e di apertura verso i propri territori”. “Il manifatturiero – conclude Maconi – fa parte del nostro Dna e oggi abbiamo capito che siamo in possesso di una cultura diffusa pronta a sostenerlo, anche attraverso una sua valorizzazione “turistica”.

Un ringraziamento viene espresso dai promotori e organizzatori – ItalyPost, L’Economia del Corriere della Sera e Goodnet Territori in Rete – a tutte le aziende partecipanti, alle centinaia di loro collaboratori che hanno lavorato per preparare e realizzare l’evento, ai partner come Eni e Orsero che lo hanno sostenuto e ai visitatori che hanno condiviso la propria esperienza sui social.

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