
Cosa distingue la manifattura del nostro Paese e cosa le permette di essere competitiva nel mondo? Se guardiamo ad alcune delle nostre aziende comprendiamo che quello che si produce viene caricato di valori che il cliente finale poi percepisce. Che si tratti di cucine industriali, forni, abbattitori di calore o semplici giunture meccaniche la nostra maestria fa la differenza
di Roberto Turetta
L’Italia è quel che Paese povero di materie prime che però trasforma con maestria quanto importato. Quest’adagio che si sente spesso ripetere, fa leva su quel concetto di “maestria” che sembra essere la cifra della nostra capacità competitiva. Il manifatturiero italiano – come spiega sempre ottimamente Stefano Micelli – non è produzione seriale di oggetti, ma incorpora valore aggiunto grazie a estetica, personalizzazione del prodotto e capacità di seguire i clienti nelle loro specifiche esigenze.
Se guardiamo a casi specifici di aziende vediamo bene come questa ricetta viene applicata: dall’organizzazione interna all’impiego di determinati macchinari e tecnologie, dalla formazione e dall’aggiornamento alla definizione di un prodotto sempre più “customizzato”.
Per Enrico Berto, titolare dell’omonima Berto’s, azienda padovana che produce cucine industriali “il nostro impegno è quello di creare oggetti tecnologicamente avanzati, belli e su misura delle esigenze del cliente”. Considerato che le cucine industriali svolgono teoricamente la loro funzione in maniera “anonima”, non visibile cioè agli occhi dei fruitori, è evidente che la cura nella realizzazione del prodotto, anche in termini estetici, produce valore aggiunto. Certo non sarà questo l’elemento determinante e peserà maggiormente anche la maestria tecnica, i processi di efficientamento ottenuti dall’azienda in termini di lean production, ma questa attenzione quasi maniacale al prodotto contribuisce a renderlo ulteriormente competitivo in un mercato nel quale i grandi player si contano nelle dita di una mano.
Mentre per Irinox, l’azienda di Katia Da Ros la storia è quella dell’evoluzione di un prodotto. Il suo gruppo, primo in Italia ad aver introdotto gli abbattitori di temperatura molto usati nella ristorazione professionale e soprattutto in pasticceria, ha messo da pochi anni in commercio “Fresco”, un abbattitore grande non più di un forno a microonde e per questo accessibile (anche nel prezzo) a qualsiasi famiglia; l’idea di “inventare” un nuovo elettrodomestico è in qualche misura geniale, esattamente come fu una invenzione – che poi ha fatto la storia – quella del frigorifero ormai più di cinquant’anni fa. E l’idea è stata quella di far leva su due necessità dei consumatori evoluti: da una parte quella di conservare i cibi con standard di qualità elevata; dall’altra quella di incrociare la tensione etica a diminuire gli sprechi alimentari.
Discorso analogo per Unox la quale, sviluppatasi a partire dal 1991 grazie all’inventiva dell’ingegnere Enrico Franzolin, ha prodotto forni professionali sempre più funzionali e in grado di rispondere a esigenze diverse; gli ultimi prodotti vengono definiti “intelligenti” perché calibrano la cottura a seconda della quantità di alimenti inseriti. Il tutto merito di un reparto interno di ricerca e sviluppo molto ampio che ha elaborato modelli di prodotto competitivi, nonché dell’impiego di informatica e tecnologia per migliorare le modalità di lavoro (un esempio l’introduzione dell’Autocad a metà anni ‘90). E poi di un’attenzione al cliente quasi personalizzata, per l’assistenza e l’offerta di quattro anni di garanzia.
Nel caso di Nice, l’azienda di Lauro Buoro operante nei sistemi di automazione, l’innovazione tecnologica si combina con altri due fattori: nel design, in grado di far leva sulle emozioni, e nell’ergonomia cioè nella facilità d’utilizzo. Tutti e tre questi elementi hanno indubbiamente contribuito al successo del catalogo, ampliatosi negli anni.
Se abbiamo sin qui parlato di quelle che vengono considerate medie imprese globalizzate, non bisogna trascurare però esempi anche tra aziende relativamente minori. È il caso della torneria Società Costruzioni Meccaniche (Scm) di Brendola (Vi), azienda che ha lavorato come fornitore della più nota Zamperla, la “fabbrica delle giostre” nota nel mondo per le sue realizzazioni da Eurodisney a Coney Island. Non è insomma, solo il prodotto finito quello dove si fa crescere il valore, ma all’interno della stessa filiera produttiva si può costruire valore aggiunto. Purchè si superi la logica che un oggetto è semplicemente un oggetto.